Alcuni stralci di interviste da me realizzate negli anni...
 

INTERVISTA A PIERGIANNI PROSPERINI  17-03-2010

Ho intervistato Piergianni Prosperini appena uscito  dal carcere di Voghera dove era stato rinchiuso il 16 dicembre 2009 per l’inchiesta sulle tangenti legate alle promozioni televisive del Pirellone. L’ex assessore allo Sport e al Turismo della Regione Lombardia sta per recarsi ai domiciliari dopo aver patteggiato una pena di 3 anni e 5 mesi di reclusione e aver messo a disposizione della Procura 400.000 euro da cui attingere per il risarcimento della Regione. Ma i grattacapi giudiziari per lui pare non siano ancora finiti...

Come sta?
Bene devo dire che se si parla di umanità, di gentilezza, di capacità di capire, questo è un posto  che tanto il direttore dott. Sanna quanto le guardie si sono comportate senza fare preferenze, correttamente. E’ un esperienza che ti forma, magari un po’ meno lunga, bastava una settimanella…
Ora va a casa. Come vede il suo futuro? Tornerà in politica?
Adesso torno a casa, mi rimpannuccio e credo che l’esperienza politica sia terminata, faremo altro, abbiamo molte prospettive. Francamente con la politica  non sei in mano tua e allora puo’ succedere di tutto…
Oggi comunque è una bella giornata, questo è l’importante…
E bè turni a  ca’ scusa eh…
C’è  sempre l’allegria di Prosperini…
Devo dire che anche il cibo è buono, come in mensa. Io sono abituato a mangiare in mensa.
Non è stato un carcere duro…
Duro nel senso che sei privato della libertà ma l’umanità  delle persone che ci lavorano è assoluta nel senso che nessuno ti vessa. Certo è un luogo che forma anche il carattere.
Lei è cambiato dopo questa esperienza?
Si molto.
In cosa?
Eh, lo vedremo nel prosieguo…         

INTERVISTA A MARGHERITA HACK   25-02-2003

Ho avuto il piacere di intervistare più volte  la grande astrofisica Margherita Hack. il primo incontro avvenne il 25 febbraio del 2003 nella sua abitazione di Trieste in via Del Pratello. Era una donna estremamente semplice, frugale, che ha dedicato l'intera vita alla sua grande passione, lo studio delle stelle e la conoscenza dell'universo che sta sopra di noi. Viveva insieme al marito e ad alcuni gatti in una casa con le pareti tappezzate di libri e sparse nel salotto le fotografie che la ritraevano negli anni della gioventù in Toscana, sua terra d'origine.  Una donna gentile, che si è subito resa disponibile a rispondere a tutte le mie domande sul cosmo ma anche sulla sua vita privata, di una lucidità estrema nonostante l'età avanzata.

Professoressa Hack, come e quando è nata la sua passione per l'astronomia?

Be' più che di passione parlerei di interesse scientifico che è nato un po per caso perché una volta finito il liceo ho scelto di laurearmi in fisica in quanto era una materia che mi piaceva molto. Avrei voluto fare una tesi in elettronica, allora scienza emergente. Non mi fu assegnato quell'argomento ma un altro di elettrostatica, un argomento vecchio che non mi interessava e così ho scelto la tesi all'Istituto di Astronomia ed ho cominciato a lavorare, a fare ricerche e a capire cos'era l'astrofisica e l'ho trovato molto interessante, così ho seguitato.

Lei è stata la prima donna in Italia a dirigere un osservatorio astronomico, come ce l'ha fatta?

Ci fu  un concorso per la cattedra di astronomia all' Università di Trieste, la vinsi e quindi per legge avevo anche la direzione dell'osservatorio. Ora le cose sono cambiate perché ai miei tempi c'era solo un cattedratico in materie astronomiche e quello aveva anche la direzione degli osservatori locali. Oggi di sono 5 o 6 cattedratici in materie astronomiche e il direttore dell'osservatorio viene nominato su parere dei ricercatori.

Come e quando è nato l'universo?

Probabilmente l'universo è infinito nel tempo e nello spazio pero' circa 13 miliardi di anni fa è successo qualcosa per cui da una condizione di temperature altissime miliardi e miliardi di gradi e densità enormi miliardi e miliardi di volte la densità dell'acqua c'è stata una liberazione di energia. Non sappiamo esattamente come sia successo, come si sia arrivati all'espansione dell' universo, alla diminuzione di temperature e densità, alla formazione di addensamenti di materia che hanno dato vita alle galassie e alle stelle e anche all'uomo. Si perché le stelle, molto più' grosse del sole, arrivano alla fine della loro vita generando una serie di reazioni nucleari  nel corso delle quali si formano tutti gli elementi che noi conosciamo sulla terra, queste stelle esplodono e nell'esplosione disperdono nello spazio tutti gli elementi che trattengono all'interno per cui le stelle che si formano successivamente e i loro pianeti hanno tutti gli elementi di cui siamo fatti anche noi, quindi tutti gli atomi e gli elementi che ci sono nel nostro corpo, il calcio, il magnesio, il ferro, il silicio, sono stati creati all'interno delle grandi stelle miliardi di anni fa quindi in questo senso noi siamo parte dell'universo, siamo il risultato dell'evoluzione dell'universo

Ma prima che l'universo avesse inizio cosa c'era?

C'era un plasma o gas sotto forma di particelle elementari ad altissime densità e temperature chiamate quark che oggi sono imprigionate nei protoni  e nei neutroni cioè nell'atomo poi c'erano gli elettroni, i neutrini e un enorme quantità di radiazioni ad altissime densità, i raggi gamma e i raggi x.

Il nulla esiste o è un concetto inventato dall'uomo?

Per quello che si sa oggi l'universo sembra non aver avuto principio e non avrà fine, il nulla quindi non esiste ci sarà un universo che sarà sempre più' rarefatto perché è sempre in espansione.

L'universo non è destinato ad avere una fine dunque?

No, sarà in espansione all'infinito, quindi diventerà sempre più' rarefatto sempre più buio, tutte le galassie si allontaneranno sempre più' l' una dall'altra, forse non si formeranno più' stelle quindi in questo senso questa sarà una fine per l'universo, una fine che avverrà in un tempo infinitamente lungo.

Potrebbe esserci quindi una fine?

Una fine per modo di dire perché l'infinito si trasformerà diventando sempre più' rarefatto questo avverrà dopo un tempo infinitamente lungo.

Sono concetti difficili per la nostra mente…Noi conosciamo una piccola parte dell'universo, riusciremo prima o poi a conoscerlo tutto?

Noi conosciamo bene l'universo, quello che è nel raggio degli strumenti che abbiamo a disposizione. possiamo vedere l'universo da quando aveva un età di appena 400.000 anni cioè quando era successo l'inizio dell'espansione. prima non possiamo vederlo perché il gas era completamente ionizzato e quindi estremamente opaco quindi non potremo mai vedere come era l'universo prima di 400.000 anni pero' possiamo ricostruirlo perché conosciamo e possiamo calcolare la temperatura e la densità da 400.000 anni fino all'inizio dell'espansione. pero' quello che supponiamo oggi è che quello che chiamiamo universo che vuol dire il tutto in realtà non è il tutto è solo una piccola parte di uno spazio e un tempo infinitamente lunghi in cui si potrebbero formare altri agglomerati simili al nostro universo che ubbidiscono a leggi simili  oppure a leggi del tutto diverse questo pero' non lo potremo mai accertare.

Qual' è il fenomeno che l'ha colpita di più' durante i suoi lunghi studi astronomici?

Si può' dire che quasi ogni giorno c'è una nuova scoperta. Per esempio il fatto che tutta la materia che forma l'universo è per il 96% invisibile, non sappiamo che cosa sia. cioè quello che noi vediamo stelle, galassie, sole, pianeti, corpi che emettono luce, rappresenta solo una minima percentuale della materia presente nell'universo, il 4%. non sappiamo cosa sia il restante 96% che si fa sentire tramite la sua attrazione gravitazionale e che determina il moto delle stelle nella galassia. è una cosa straordinaria, è uno dei grossi problemi dell'astronomia moderna.

Gli astri influenzano la nostra vita come sostiene l'astrologia?

L'astrologia è un residuo dell'antica ignoranza quando si pensava che la volta celeste fosse una specie di cupola che abbracciava la terra, che le stelle e i pianeti fossero divinità o eroi che in qualche modo partecipavano alla vita terrestre. Oggi noi sappiamo benissimo cosa sono le stelle e cosa sono i pianeti, a quale distanza stanno da noi, sappiamo misurare quanta radiazione, quanti campi magnetici, quante particelle ci arrivano dalle stelle quindi possiamo dire che assolutamente non possono influenzare la vita umana. Il sole certamente è così vicino è quello che con la sua radiazione permette la vita sulla terra ma non è che il fatto che sul sole ci sia attività o meno, ci siano più' o meno macchie possa influenzare i destini umani.
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INTERVISTA A RITA LEVI MONTALCINI 26-11-2002

Ho intervistato il premio Nobel per la medicina Rita Levi Montalcini nella sua abitazione a Roma in via Padova. La raggiunsi insieme al cameraman alle 5 del pomeriggio, come concordato al telefono con una sua assistente. Mi trovai difronte una donna minuta, semplice e ricercata al tempo stesso, dalla grande eleganza e dall’ acuta intelligenza, ma quello che mi colpi di più’ fu la sua lucidità e la perfetta memoria, nonostante l’età avanzata infatti ricordava nomi ed avvenimenti nei minimi particolari, anche quelli del lontano passato. Mi colpi anche la sua umiltà e la disponibilità a farsi intervistare da una giovane e sconosciuta giornalista milanese quale ero io. Mi fece accomodare su un divanetto, lei seduta accanto a me, con un tailleur scuro e i capelli grigi pettinati da un lato come sua abitudine, poi iniziai con le domande. Le chiesi del  suo lavoro, dei suoi valori, dei suoi sogni, della ricerca, della sua vita. Ora che non c’è più, a distanza di anni rivedo con commozione l’intervista registrata su vhs e inevitabilmente mi rendo conto che donne del genere oggi sono una rarità sul pianeta e mi sembra bello riproporvi un breve stralcio dell'intervista.

Professoressa Levi Montalcini, come e quando è nata la sua passione per la medicina?

Difficile dire quando. Non ero portata per quello, nell’infanzia e nell’ adolescenza non pensavo di fare medicina anche perché mio padre non era d’accordo, pensavo di andare in Africa con Schweitzer per curare i lebbrosi come infermiera Con mio padre c’era un rapporto eccellente ma lui riteneva che per una donna fosse difficile conciliare la vita di moglie e di madre con una professione impegnativa, le sue due sorelle, una matematica e una letterata avevano avuto problemi in questo senso. Quindi le sue tre figlie, io, la mia sorella più anziana Anna a cui ero molto legata,  e la mia gemella Paola che adoravo, erano destinate a fare studi che non portavano all’università. Io ne soffrii molto perché a quei tempi non si contestava un padre. Un giorno pero’ gli dissi che io non desideravo essere ne’ moglie ne’ madre ma che volevo studiare. Mi chiese cosa volessi fare e gli dissi medicina, avevo ormai 20 anni e disse: “non ti approvo ma non posso fermare la tua volontà”. Cosi nel 1931 ho iniziato l’università.

Lei nel 1986 ha ricevuto il premio Nobel per la scoperta del fattore di crescita nervoso. Cosa ha provato in quel momento? 

Molti me l’hanno chiesto, sono rimasta colpita certo, è stata una bellissima cosa, ma le diro’, sono stati più’ colpiti i miei collaboratori e i miei amici.

Durante le sue ricerche lei ha avuto modo di girare il mondo di conoscere diverse realtà per quanto riguarda la ricerca scientifica. Cosa manca all’ Italia per essere un paese competitivo in questo senso?

Litalia non riconosce le qualità dei giovani, in Italia si procede a pioggia, si  butta via quello che il nostro paese ha di meglio, la gioventù’ straordinaria, creativa e impegnata è costretta a fare ricerca all’estero. Io nel settembre 2001 ho lanciato la proposta di fare in Italia il Brain Research Istitute di cui sono attualmente  presidente e la sede è stata scelta in seguito a una gara a Roma. Ritengo che potrà dare speranza a molti giovani.

Dunque qualcosa si sta muovendo ?

Speriamo, è stata accolta con entusiasmo sia in Italia sia in Europa. Per il momento l’entusiasmo è dei giovani scienziati dal lato finanziario speriamo, non abbiamo ancora la certezza di essere sufficientemente sovvenzionati sia dall’Italia che dall’Europa.

Lei è presidente onoraria dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla. A che punto siamo nella ricerca per sconfiggere questa malattia?

La ricerca procede bene tuttavia è ben lontana dallo sconfiggere la malattia. Noi sappiamo che è una patologia di natura autoimmunitaria ma non sappiamo esattamente come si manifesta. Purtroppo sono molte le persone colpite anche in Italia, una su 2000 in certe regioni, molte di più’ in Sardegna. Tuttavia la possibilità che abbiamo oggi è di migliorare il decorso della malattia ma non siamo ancora arrivati a debellarla.

Nel 1992 lei ha istituito insieme alla sorella Paola la Fondazione Levi Montalcini, quali sono gli obiettivi?

Abbiamo deciso in onore di nostro padre di creare una fondazione in aiuto dei giovani e abbiamo dato tutto quello che avevamo, più di 2 miliardi di lire, che era tanto per quei tempi, per creare centri di avviamento in tutta Italia nei quali professori arrivati al pensionamento, personalità scientifiche e morali, aiutassero i giovani a  sviluppare la loro vocazione in rapporto alle condizioni del mercato locale. Abbiamo dato consigli e aiuti  finanziari a 5000 ragazzi. Tuttavia nel 2001 ho pensato che ormai i giovani italiani avevano tali possibilità di aiuto da internet che noi non eravamo necessari, era invece necessario aiutare le donne in africa, donne che versavano in condizioni disperate, mutilazioni sessuali, mancanza di diritti, carenza di cibo. Allora ho deciso, nel frattempo mia sorella Paola era mancata, di fare un nuovo statuto per dirottare l’aiuto della nostra fondazione verso  le donne africane con borse di studio per l’istruzione e l’alfabetizzazione. La fondazione continua pero’ l’attività in Italia con la direzione di mia nipote, ingegnere,  Piera Levi Montalcini.

Dove trova i fondi per sostenere la Fondazione?

Inizialmente erano fondi miei personali, poi ho devoluto l’intero ricavato delle conferenze che tengo in molte città alle giovani donne africane per sostenere i loro studi universitari e per pagare la loro sistemazione ad Addis Abeba, infine ho trovato collaboratori che mi hanno aiutata molto.

Durante la sua lunga carriera di scienziata lei ha ricevuto numerosi riconoscimenti, qual’è quello che le ha fatto più’ piacere?

Naturalmente il Nobel a Stoccolma ,poi la nomina a senatore a vita da parte di Carlo Azeglio Ciampi. Il presidente mi ha chiamata il primo agosto del 2001 e mi ha detto: “Qui è il Quirinale, io sono Ciampi, in base ai suoi meriti sociali e scientifici la nomino senatrice a vita e la abbraccio. E’ stato molto emozionante.

Qual’è il male che affligge l’umanità?

E’ difficile dirlo, ci sono tanti e tali mali…L’incapacità degli uomini di rendersi conto che la cosa più’ importante è capire il senso della vita credo sia il peggiore. Vediamo quante cose atroci succedono, quanti orrori e quanti eccidi,abbiamo visto anche ai tempi di Hitler e di Mussolini, ne parlo anche nel mio libro “Tempo di mutamenti” , questo è quello che distrugge l’umanità. Sappiamo cosa è capitato in Kossovo e cosa capita in tante parti del mondo. Sto cercando  nel mio libro di dire come si può’ sconfiggere tutto questo, prima di tutto con un nuovo rapporto uomo- infante, Il bambino che subisce e vede violenza da grande si vendicherà. Poi bisogna capire l’importanza dell’amicizia e volere sempre il bene e non il male. Io ho avuto una vita difficile con la persecuzione razziale, ma non ho mai tenuto conto di quello, è stato per me come acqua sulle piume di un’anatra. Io lavoravo mentre giovani fascisti urlavano conto di me e la mia famiglia e la cosa non mi toccava affatto, continuavo a lavorare e quelle ricerche mi hanno portato a Stoccolma. Vede?

Cosa ne pensa dell’eventualità di una possibile clonazione umana?

No, per carità nessuno di noi la vuole, se ci saranno delle aberrazioni, spero di no, saranno rare, quindi penso sia un’assurdità.

E’ favorevole o contraria all’eutanasia?

Sono favorevole, nel senso che quando una persona con la capacità di intendere e di volere, è arrivata alla certezza di una morte vicina e a una sofferenza per sé e per gli altri, può’ chiedere ai medici di aiutarla ad uscire con dignità dalla vita. Mai l’eutanasia per gli altri ma per noi stessi si, specialmente se una persona incapace di intendere e di volere ha lasciato scritto le sue volontà, io ritengo logico che venga aiutata a morire con dignità.

Lei ha scritto molti libri tra i quali “La galassia mente”. La mente è infatti un universo, in gran parte sconosciuto. Riusciremo prima o poi  a scoprirne tutti gli aspetti più’ nascosti?

Sono enormi gli sviluppi della ricerca sul sistema nervoso. Noi potremo un giorno capire come mai  a volte ci comportiamo in modo così inadeguato. Io ritengo che questa nuova mia ricerca sia la cosa piu’ utile che ho fatto nella vita e spero che con i nuovi sviluppi scientifici e tecnologici arriveremo a capire come funziona la nostra mente.

Se lei potesse indirizzare la ricerca scientifica mondiale a quali studi darebbe la priorità?

Non c’è dubbio, li indirizzerei sul cervello. Potrebbe sembrare un Cicero pro domo sua, ma è talmente affascinante, talmente importante capire come funziona il cervello, dal suo funzionamento dipende tutto il mondo del comportamento umano, oggi piu’ che mai è necessario rendersi conto di cosa dirige le nostre azioni, nel bene e nel male.

Lei è sempre stata una donna indipendente, coraggiosa, libera da condizionamenti. Quanto le è costato?

Niente, non potevo fare diversamente. Per me è naturale il piacere di lavorare intensamente e di aiutare il mio prossimo, non mi è costato assolutamente niente.…

INTERVISTA AD ALESSANDRA MUSSOLINI  26-11-2002

E' stato un incontro piacevole quello avvenuto con Alessandra Mussolini il 26 novembre del 2002. L'onorevole mi ha accolta nel giardino della sua abitazione a Roma dopo alcune telefonate per accordarci sulla data dell'intervista  che sarebbe andata in onda su Antennatre e sulla tv satellitare Stream Tv. Era in splendida forma, in attesa del suo terzo figlio, disponibile a rispondere ad ogni mia domanda, senza esitazioni. Ecco un piccolo estratto.

 

Onorevole Alessandra Mussolini, quando ha iniziato ad occuparsi di politica?

Io ho vissuto in una famiglia un po particolare dove si respirava aria politica, mio padre ci portava i quotidiani a casa e noi li leggevamo. Poi nel 1992 decisi di entrare attivamente in politica e mi candidaI nell'allora MSI, c'era già Fini.

Lei è nipote di Benito Mussolini. La cosa le ha portato più' vantaggi o svantaggi?

Non si sceglie la famiglia dove si vive. Dipende anche dal carattere che uno ha perché in ogni caso tu hai sempre delle reazioni da parte delle persone, piacevoli o meno piacevoli, se hai un carattere forte e sai reagire è un fatto positivo, altrimenti…

Lei è noto, è molto orgogliosa di suo nonno. E' d'accordo su tutto il suo operato o c'è qualcosa su cui dissente?

Io sono nata nel '62 quindi sono la terza generazione io non commento quella che è la storia, io mi limito a dire che sono affezionata alla figura di mio nonno perché quando ero piccola a Villa Carpena, la nostra casa in Romagna, io mi facevo raccontare da nonna Rachele più' che le cose storiche, che poi leggevo male sui libri, come  mio nonno era in famiglia, come figura paterna, la sua via vita nell'intimità. In realtà il vero capo in famiglia era mia nonna Rachele non mio nonno Benito.

Comunque la storia lei la conosce. E' d'accordo su tutto quello che ha fatto suo nonno?

Mah,ci possono essere delle criticità perché la storia di allora non è paragonabile alla storia di adesso, le leggi razziali e quello che è stato. Pero' se consideriamo il contesto storico… All'epoca si andava ad invadere le terre, ora sembra anacronistico pero' è stato fatto.

Cosa ne pensa dell'attuale politica italiana?

C'è in questo momento uno scontro, un opposizione che si sta ancora organizzando, questi movimenti di piazza importanti ma un po estremi, un po' radicali….Si naviga a vista perché non possiamo dimenticare quello che è successo l'11 settembre che ha cambiato anche gli scenari economici. Quindi stiamo vivendo un momento delicato.

Il migliore e il peggiore politico italiano

Umanamente, per come si pone e per il suo modo di fare politica mi piace molto Berlusconi, uno dei peggiori potrebbe essere il "Rutellone".

Perché? 

Perché non ha anima, potrebbe essere tutto e il contrario di tutto. Non lo vedo come leader.

Com'è il suo rapporto con il leader di Alleanza Nazionale Gianfranco Fini?

Buono. Fermo restando che io anche all'interno del partito ho le mie posizioni, la mia mentalità. Alcune volte va bene altre volte ci sono delle discussioni  ma a livello umano i rapporti sono ottimi.

Durante la sua attività politica lei si è occupata di pedofilia, di prostituzione, di fecondazione assistita….Qual'è il tema che le sta più a cuore?

Le tematiche sociali inerenti soprattutto le donne e i bambini perché ancora c'è da fare moltissimo non solo in Italia ma anche nel resto del mondo, ci sono ancora molti soprusi. Sono stata relatrice di una legge contro la violenza sessuale ma non è che una legge risolve il problema. Io credo che ci sia ancora molto da fare nel nostro Paese su questo tema.

Perché in Italia sono poche le donne in politica?

Perché non vengono sostanzialmente candidate dai partiti e perché questo sistema maggioritario non premia ne le donne ne i giovani. Infatti io ero per le quote, in Francia con le leggi delle amministrative il 50%  dei politici deve essere donna  e il 50% uomo da noi le donne in parlamento sono il 9%.

Cosa si può fare perché la donna acquisti più peso nel nostro Paese?

All'interno dei partiti bisogna lavorare pesantemente ma anche all'esterno. In America ad esempio ci sono dei gruppi di potere, delle lobby molto importanti anche a livello economico che spingono, se non c'è questa spinta sociale si fa ben poco. Poi serve un pochino più' di solidarietà tra donne, ce n'è poca.

Avremo mai una donna Presidente del Consiglio o Presidente della Repubblica?

Io credo proprio di si, ce l'avremo basta che se ne vanno a casa quelli che hanno già fatto insomma….Credo che i tempi sono maturi.
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INTERVISTA A GIULIO ANDREOTTI  21-11-2002

E’ stata sicuramente l’intervista piu’ importante che ho fatto fino ad oggi. Qualche anno prima non avrei mai immaginato di poter intervistare un giorno un personaggio di tale levatura. Me lo ricordavo quando era leader della DC e io ero una bambina, lo vedevo nei telegiornali e mi appariva una persona irraggiungibile. Invece il destino mi ha portato il 21 novembre 2002 alle 9.15 del mattino nella splendida cornice di palazzo Giustiniani a Roma, a trovarmi seduta accanto a lui. Il giorno prima era stata resa pubblica la sentenza della sua cond anna in secondo grado a 24 anni di carcere come mandante dell’omicidio Pecorelli ed io ero doppiamente emozionata, era quasi uno scoop. Arrivai al palazzo intorno alle 8.30, io arrivo sempre puntuale o in anticipo agli appuntamenti. Dopo qualche minuto di attesa alla recepiton fui munita di pass e accompagnata insieme ai miei cameraman prima in ascensore poi nella stanza in cui si sarebbe svolta l’intervista. Mi sedetti, presi i miei strumenti di lavoro, una cartelletta e una penna, e attesi. Dopo alcuni minuti arrivo’. Mi  alzai, gli diedi la mano, e mi presentai, ringraziandolo per la sua disponibilità. Poi ci sedemmo sullo stesso divano, uno accanto all’altro. I primi minuti furono un po’ imbarazzanti perché i miei cameraman avevano dei problemi di luce e di inquadrature, quindi stetti di fronte al senatore in trepidante attesa che tutto fosse pronto, guardando qua e là. Lui stava in silenzio, si sistemò un po’ la giacca, indossava un elegante abito scuro, e mi diede qualche occhiata furtiva. Poi finalmente cominciammo, o meglio cominciai. Mi colpi’ durante l’intervista la sua calma, la sua pacatezza,il suo autocontrollo. Cortesemente rispose a tutte le mie domande e lo fece con grande lucidità, nonostante l’età avanzata. Finite le domande mi alzai e lo ringraziai stringendogli la mano. Uscii dal palazzo con il cuore che batteva a mille. Dopo qualche ora mi chiamo’ al cellulare la sua segretaria chiedendomi se fossi stata soddisfatta dell’intervista.
 

Senatore Andreotti, come e quando è nata la sua passione per la politica?

E’ nata occasionalmente quando ero all’università. Mi occupavo dell’associazione degli universitari cattolici, Moro era presidente e mi affido’ la direzione del giornale dell’associazione. Questo giornale veniva letto anche al di fuori della sede universitaria e lo leggeva anche De Gasperi  che io non conoscevo.  Da un incontro occasionale  con De Gasperi in biblioteca vaticana ricevetti un invito ad andare ad una riunione della democrazia cristiana clandestina che stava riprendendo le fila e da li, a cavallo tra gli anni ‘40 e ’41, è cominciata tutta un’attività che non pensavo assolutamente di svolgere nella mia vita.

Lei pur venendo da una famiglia modesta è diventato uno degli uomini piu’ potenti d’Italia. Come ha fatto? Non è stata sicuramente una cosa casuale…

Bè, De Gasperi mi prese subito in simpatia e mi apprezzò. Montini che era il mio assistente universitario gli aveva parlato molto bene di me. Lavorai vicino a De Gasperi e a Guido Gonella che era il direttore del “Popolo clandestino” e grosso giornalista dell’ ”Osservatore  romano”. De Gasperi mi valorizzo’ molto e per i primi 2 anni dopo la Liberazione fui il suo portavoce. Nel ’45 mi fece entrare nella consulta nazionale cioè l’assemblea che preparava l’assemblea costituente. Fui candidato nelle elezioni per la stessa assemblea costituente , riuscii ad essere eletto e durante l’assemblea De Gasperi quando compose il Governo mi nomino’ sottosegretario alla presidenza e segretario del Consiglio dei Ministri. Li si è poi sviluppata tutta una vita politica che è diventata la mia vita.

Lei è uno degli uomini più longevi della nostra Repubblica. Durante la sua duratura attività avrà visto e sentito di tutto. C’è un episodio che ci puo’ raccontare  sul mondo della politica  che le è rimasto particolarmente impresso?

Un episodio che mi è rimasto impresso c’è. L’ho riconsiderato proprio i questi giorni, perché sto preparando un discorso commemorativo nel cinquantenario della morte di un grande personaggio della repubblica italiana e ancora prima di tutta la storia nazionale, Vittorio Emanuele Orlando. Fu presidente del Consiglio alla fine della prima guerra mondiale. C’era una crisi nel dopoguerra, era caduto il governo  Parri e  c’era una possibilità che il nuovo Governo  fosse dipeso da un altro degli ex presidenti del Consiglio  di prima della guerra, Nitti, che pero’  doveva portare con sé Orlando. De Gasperi mi mandò a casa di Orlando  per sentire se lui veramente entrava nel Governo. Orlando mi fece aspettare nella stanza vicino alla sua, cosi’ ascoltai un triangolo tra Orlando, Benedetto Croce e Nitti. Non ho mai assistito a liti tra persone cosi violente. Scandalizzandomi sentii dei rimproveri terribili che si facevano per quello che era accaduto in Italia nel 1920, 1921 e 1922. Poi finito il colloquio con Nitti e Croce, Orlando mi fece entrare  nella sua stanza e mi disse:” Hai sentito? Vai pure a dire a De Gasperi  che Nitti non farà il Governo”. Il Governo lo fece De Gasperi e Croce e Orlando votarono a favore del Governo De Gasperi. Nitti si astenne ma disse che i suoi amici avrebbero votato a favore. Mi avrebbe fatto impressione anche adesso, ma in quel momento avevo 28 anni e rimanere li a sentire discutere  3 padri della patria uno dei quali poi un personaggio di enorme rilievo culturale…Sono opportunità che la vita politica mi ha aperto, del tutto al di fuori di quella che era la routine  quotidiana, che comunque aveva la sua importanza.

Lei è stato 7 volte Presidente del Consiglio e piu’ volte Ministro. Come mai non è diventato presidente della Repubblica?

Non è che io sarei stato contrario pero’ neanche facevo una campagna elettorale smodata perché essere Presidente della Repubblica certo è il massimo degli onori possibili nella vita politica, pero’ hai anche una vita molto sacrificata. C’è sempre il protocollo, l’etichetta, le regole… Comunque di fatto, siccome nei socialisti non c’era una maggioranza a me favorevole e anche nel mio partito per la verità,  molti pensavano che io fossi arrivato anche troppo in alto, per la mia posizione vicino a De Gasperi a soli 28 anni, è logico che io non sia diventato Presidente della Repubblica.

Se potesse rinascere si occuperebbe ancora di politica o sceglierebbe un altro tipo di lavoro?

Ma, viste alcune complicazioni della vita politica penso che sceglierei un altro tipo di lavoro. Ci sono momenti esaltanti  nella vita politica e poi si puo’ fare anche del bene dando il proprio  apporto ad una legislazione, a un tipo di azione internazionale, pero’ il contorno è spesso infido, pieno di trabocchetti, quindi alla fine…Pero’ detto questo non so se veramente offrendosi l’opportunità non ripeterei lo stesso cerchio di lavoro. Io volevo fare il medico, questa sarebbe stata la mia vocazione, ma non potevo farlo perché mi occorreva lavorare per pagare 6 anni all’università  e io presa la licenza di liceale ho dovuto invece cominciare a lavorare per aiutare mia madre che aveva già fatto troppo per noi. Quindi dovetti fare qualcosa che  mi consentisse  di frequentare l’università ma non a tempo pieno e quindi mi sono laureato in legge e la mia vita ha seguito un percorso del tutto imprevisto.

Cosa le piace e cosa non sopporta della politica?
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mariaemma@galbassini.it

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